Le fondamenta per realizzare il veicolo del futuro sono state scavate un po' sottovoce nel 2013, anno di crisi e bilanci sanguinosi per tutto il settore dell'automotive, ma anche di export in crescita per chi ha creduto nell'innovazione. Dopo il recupero del 2014 le previsioni del mercato automobilistico sono rosee e, dal Palazzo della Regione di Milano, arriva un annuncio che risuonerà fino alla Bassa Sassonia: il distretto dell'automotive della Lombardia si è messo in rete e investe in progetti comuni.
«Cluster Lombardo della Mobilità» è il nome di un organismo messo in piedi da quaranta imprese regionali, due università e altrettanti centri di ricerca che costa 150mila euro l'anno giusto per le piccole spese: i progetti costano milioni e paga chi sviluppa. Lo scopo dei soggetti privati dei settori dell'automotive, della nautica e delle ferrovie è fare innovazione condividendo le risorse finanziarie e coinvolgendo i cervelloni dei dipartimenti di ingegneria meccanica (senza dimenticare che per vincere i ghiotti bandi pubblici l'unione fa la forza).
Capofila di una rivoluzione culturale prima che economica è Brescia. Non poteva essere altrimenti: l'automotive del territorio impiega 20mila addetti e in Italia è secondo solo a Torino, il presidente del Cluster è il professore dell'Università di Brescia Saverio Gaboardi e il collante delle aziende è Marco Bonometti, numero uno di Omr e di Aib, che ospita gli uffici dell'aggregato. «Il peso della provincia sul totale del Cluster è del 40% ha spiegato ieri Gaboardi, a Milano, nell'aprire il convegno. Nel cluster, strumento di competitività ci sono il Csmt, l'Università di Brescia, aziende come la Omr, Streparava, Iveco, Ori Martin, Fonderie di Torbole, Lucchini».
Manca ancora la Cromodora, che è però in rete con Omr e Streparava nell'ambito di un progetto nazionale. «Puntiamo a 70 imprese, questo è solo il primo nucleo», ha auspicato il presidente Gabordi. Finora l'aggregato dei «nuovi amici» (così li ha definiti ieri Marco Bonetti) ha prodotto tante buone intenzioni ma anche alcuni progetti che presto vedranno la luce favorendo la competitività di chi ha investito (e di tutti i soci, le tecnologie si condividono). Una su tutte è la Streparava, che con l'Università di Brescia ha lanciato un progetto per alleggerire la traversa delle sospensioni dei veicoli commerciali leggeri. Un progetto da quasi un milione di euro finanziato dal Miur che ha portato allo sviluppo di una traversa d'alluminio nata da leghe di alluminio pressocolate, capace di ridurre i consumi. Altro progetto interessante è l'investimento di Omr, che lavora per progettare le auto del futuro con leghe secondarie.
«L'alluminio è sempre più usato nella produzione dei veicoli e il prezzo salirà esponenzialmente fino al 2025 ha spiegato il professor Marco Gadola , l'alluminio secondario, ottenuto tramite il riciclaggio, permetterà risparmi del 95 per cento sull'energia richiesta per produrlo partendo dalla materia prima». Cseab ha invece presentato i test eseguiti da Ecomotive Solutions con l'Università di Brescia e dell'Enea nell'ambito della riduzione dei consumi di mezzi pesanti tramite l'utilizzo della tecnologia «dual fuel». Il sistema è stato applicato a un Iveco Stralis 450 Euro 5 alimentato con metano (gassoso e liquido) e gasolio che ha percorso 12mila chilometri. Risultato: il risparmio di gasolio è stato del 44%. «Dobbiamo superare i protagonismi locali e condividere le risorse», ha auspicato Bonometti.
fonte: CORRIERE DELLA SERA - BRESCIA
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